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In questo 25 aprile sento forte il richiamo al popolo ucraino e a tutti i popoli in guerra. In questi giorni ho pensato spesso e molto ai sindaci delle città ucraine, agli uomini e alle donne ucraine che stanno combattendo per la Libertà, a coloro che stanno fuggendo dalla guerra. Ho pensato anche ai tanti russi che stanno cercando di mettere in atto azioni per promuovere la pace in Russia. A tutte queste persone che credono nella Resistenza e che stanno mettendo a rischio la propria vita per la Libertà vorrei che dalla nostra città arrivi il nostro sostegno e incoraggiamento a resistere.

Mentre assistiamo alla guerra in Ucraina forse capiamo ancora di più il valore della lotta partigiana italiana e di quanto quei valori conquistati 77 anni fa sono ancora un patrimonio enorme da conservare e da tramandare alle future generazioni. I nostri partigiani capirono subito da che parte stare. Don Milani in una lettera ai cappellani militari scriveva: “Ma in questi cento anni di storia italiana c’è stata anche una guerra giusta (se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana. Da un lato c’erano dei civili, dall’altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall’altra soldati che avevano obiettato. Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i «ribelli», quali i «regolari»?”. Sono parole forti che ci chiedono da cha parte stare nella storia. Quando le truppe di Hitler invasero l’Italia, mutilandone l’integrità territoriale, imponendo un giogo di brutalità, stermini, eccidi, deportazioni, con la collaborazione dei fascisti, migliaia di italiani compresero che la Patria in cui voler vivere e per cui si poteva anche morire, non poteva che essere una Patria libera, democratica, fondata sul diritto, sulla pace, sulla fratellanza. In Italia si conobbe il senso più brutale della guerra, luoghi in cui si combatté e si morì. Chi dalla parte sbagliata, con indosso una divisa tedesca o una camicia nera. Chi invece dalla parte giusta avendo deciso di lasciare la propria casa, i propri cari, per entrare in una brigata partigiana e combattere per la Libertà. In quegli anni ci furono episodi terribili ovunque. Furono commessi crimini contro l’umanità.

Se penso ad alcuni racconti dei profughi ucraini accolti nella nostra città ritrovo molti parallelismi e mi rendo conto di come la vita delle persone, di ciascuno di noi, in alcuni frangenti incroci la Storia del proprio Paese. Ciascuno di noi con le proprie scelte è in grado di determinare e di contribuire alla Storia di un paese intero. E sentirsi parte della storia di un popolo è ciò che ha mosso 77 anni fa i nostri partigiani ed è quello che muove oggi la resistenza ucraina. E tutti coloro che mettono a rischio la propria vita sono mossi da una domanda: quale futuro lasciamo ai nostri figli e alle future generazioni? Quale il futuro del nostro paese in cui ci riconosciamo?

Il 25 aprile rappresenta la festa della riconquista della Libertà. La vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio portato a compimento con la Costituzione nel 1948. Nel momento più buio e drammatico della nostra storia molti italiani, a prescindere dalle appartenenze politiche, culturali e religiose, risposero prima di tutto alla loro coscienza per opporsi alla violenza, alla dittatura, all’ingiustizia. In nome della Libertà e contro l’Indifferenza.

Viva il 25 aprile, Viva la Repubblica, Viva l’Italia!

Andrea Orlandi
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