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Per indicarla, d’ora in avanti si dirà “Sala Ferrario”.
E’ la scelta felice con la quale si è voluto coprire d’onore la memoria di Giorgio Ferrario, l’amico portatoci via, due anni fa, dal Covid 19 in pieno furore pandemico. Scelta felice, perchè molto appropriata: è la sala grande della sede del Partito, e lui è stato uomo di partito, sempre, dal suo primo affacciarsi alla politica negli anni giovanili fino alla soglia degli ottanta. Sempre sulla breccia: ora ad animare, ora a dirigere, sempre a servire.

Facendo credito all’attendibilità dei miei ricordi, ritengo di poter tranquillamente affermare, senza esitazione alcuna, che nessuno mai ha frequentato quella sala quanto Giorgio Ferrario. Nessuno. Convinto cultore della partecipazione, lui ne ha fornito un chiarissimo esempio: membro attivo del Partito, partecipava assiduamente agli incontri che in essa si svolgevano; dirigente di sezione ve li organizzava con sapienza; nelle occasioni di voto era immancabile componente del seggio elettorale che nella sala grande veniva solitamente allestito.

Un forte senso di responsabilità lo poneva in prima fila nell’osservazione attenta delle ricorrenti necessità di presenza e di azione, di consiglio e di decisione che la vita di partito proponeva. E nel corrispondervi. Capace di svolgere ogni ruolo, non si negava a nessuna esigenza, a nessun incarico, fosse quello prestigioso di segretario della sezione “Centro” di Rho, o quello più umile, ma non meno utile, di chi passa la serata a incollare manifesti nelle vie della Città. Ci sono mansioni che Giorgio svolgeva con tale continuità e sicurezza da sembrare che se ne fosse appropriato, che competessero esclusivamente a lui. In campagna elettorale la voce, ormai nota a tutti, che ci ricordava il dovere di votare, suggerendoci pure come farlo bene, era la sua. Quello era suo compito e non occorreva che glielo si affidasse: quando era il momento montava l’altoparlante sulla macchina, con opportuni manifesti la rendeva riconoscibile, quindi girava per vie e piazze a testimoniare la presenza e l’impegno del Partito.

Per un parere, un lavoro o una parola sapevi di poter contare su di lui, sulla serietà con cui affrontava un impegno, sulla sua provata affidabilità.Se lo cercavi, si faceva trovare. Ed era un piacere avere a che fare con lui, col suo tratto cortese, discreto, garbatamente signorile.

Lo accompagnava la stima di tutti, una stima acquisita in tanti anni di attività politica nella condivisione di ideali e di gesti, nell’adesione alle spinte sociali e culturali per nuovi assetti politici.
In tante prove di pura amicizia.

Ha meritato, Giorgio, ha meritato molto.

Amedeo Galli
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